Ci sono giorni che sogno di emigrare. Sono giorni in cui guardo i biglietti aerei e mando cv in inglese. E poi cambio idea.
Per cambiare idea mi basta addentare un forchettata di pasta, spiluccare un tagliere di salumi, assaporare i pomodori secchi e la burrata di giù, mangiare a cucchiaiate il ragù della prozia, sbafarmi un qualsiasi manicaretto comprato in un qualsiasi forno/bar/pizzeria/posto-con-almeno-un-fornelletto-un-frigo-e-un-tavolino. Oppure spazzolarmi un quarto di forma di Parmigiano da sola, senza nemmeno considerare di striscio i sensi di colpa. Perché se c’è una cosa che noi italiani sappiamo fare davvero, davvero bene, è creare prelibatezze. E mangiare qui ha un che di sacro e sacrilego al tempo stesso, è come fare sesso: o si fa per bene o meglio lasciare perdere in partenza, che il mordi-e-fuggi (in entrambi i settori) non è proprio cosa.
Ecco perché quando ho saputo che il Parmigiano Reggiano era finito in uno spot di PornHub, non ho potuto fare altro che esultare in preda a un misto di orgoglio nazionale e regionale (nonché la conferma del nesso tavola-sesso di cui sopra).
Peccato che i produttori del Consorzio del Parmigiano Reggiano non la pensassero proprio allo stesso modo. Anzi, hanno addirittura minacciato il sito americano, dando un ultimatum: via dalla rete il video “volgare e inopportuni” o andremo per vie legali.
Ora, al di là del puro terrore che deve essersi impossessato dei manager di Porn Hub (che ricordiamolo, con circa 60 milioni di visitatori al giorno e un fatturato da 50 milioni di dollari l’anno, non è certo un’azienduccia da nulla), a me sorgono alcuni dubbi.
Ma andiamo con ordine. Intanto, lo spot (che potete vedere qui): non è nulla di scandaloso, anzi, se non ci fosse il marchio di PornHub, non si direbbe proprio la pubblicità di un sito porno. Ci sono questi due, lui e lei, che fanno la spesa al supermercato (vestiti, maliziosetti che non siete altro). Lei ricorda al compagno/amico/non so: “Dobbiamo prendere anche il formaggio, eh!”. E lui, subito: “Prendiamo questo Parmigiano Reggiano invecchiato 18 mesi”. Risposta: “Non credevo fossi un buongustaio!”. Lui: “Ma questo è il Porn Hub Premium dei formaggi!”. Insomma lo slogan è: Porn Hub Premium (nuove servizio ‘superiore’ del sito) è già sinonimo di eccellenza. Come il Parmigiano.
Quindi, ricapitolando: il Parmigiano Reggiano è citato nello spot di un sito da circa 60 milioni di visitatori al giorno, con il nome del marchio scandito correttamente (niente Parmesan o affini) ed equiparato all’eccellenza dei formaggi. Tutto in modo gratuito, perché lo spot è pagato da Porn Hub (che ha tra le sue file dei veri e propri geni della comunicazione), e disinteressato (non è autopromozione, lo dicono gli altri che il Parmigiano è buono).
A questo punto mi viene spontanea una domanda, da rivolgere al Consorzio del Parmigiano. Ok, non volete essere associati a un sito porno. Posso capirlo (con un grande sforzo però, visto che in Italia ho visto pubblicità molto più di cattivo gusto e ai limiti della decenza di quella di PornHub). Ma davvero le vostre aziende stanno così bene da rifiutare a cuore leggero un piccolo compromesso per avere una pubblicità gratuita e soprattutto di taratura mondiale? Anche solo per il fatto che abbiano pronunciato il nome corretto, sbaragliando le imitazioni che tanto danneggiano il made in Italy (a detta dello stesso Consorzio, oltretutto), io ci metterei la firma. E ringrazierei pure.
Perché in un momento in cui i piccoli produttori piangono miseria, farsi un autogol così palese a livello pubblicitario (perché questo è ciò che è, al netto dei moralismi provinciali: una pessima scelta di marketing) è qualcosa che non possiamo permetterci. Non è facendo gli schizzinosi che ci faremo conoscere nel mondo.
Ma soprattutto: il Parmigiano non era decantato dagli stessi produttori proprio come afrodisiaco?
A quanto pare, non è più così…
One thought on “Del Parmigiano superstar (a luci rosse)”
Quoto l’articolo per ogni singola parola. Non potrei essere più d’accordo di così.