Diciamolo: il sesso è una forma d’arte. Non c’è un unico modo di farlo, ha tantissime forme, da quella più classica a quella più ‘astratta’, e soprattutto non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. Anzi, ciò che colpisce. Forte. Con un diretto intercostale da togliere il respiro.
Questo è l’atteggiamento con cui esplorare ArteFiera e le mostre in programma a Bologna questo weekend. Mente aperta e soprattutto il coraggio di chiedere all’artista: “Ma cosa voleva dire?”.

Solo facendo in questo modo ho scoperto che questa opera in ceramica di Lea Pruykemaquere alla SetUp Art Fair non era una collezione di dildi, ma un intricato progetto legato all’alimentazione umana e all’integrazione della nostra dieta con gli insetti, più ecologici e sostenibili da allevare, dal titolo ‘Insect beauty’.
L’Arte è un messaggio che non usa le parole (e già in questo senso, è molto simile alla passione carnale), ma resta un messaggio. Deve partire e arrivare a destinazione (da me per te) in qualche modo (razionalmente o emozionalmente), passare attraverso substrati di cultura ed esperienze sempre diverse, e infine depositarsi anche solo a livello inconscio. Se devi spiegarmi il significato di un opera perché possa capirla, per me è un messaggio che non è neanche partito.

Ma, c’è un ma. O meglio, ci sono le eccezioni. Ci sono opere che colpiscono, lasciano intuire che c’è di più, non tutto è ciò che sembra, una specie di vedo-non-vedo che suscita un’emozione, anche senza capire perché.
Come le colorate ‘isole’ di ‘Atlas – Ego, imago mundi’ a firma di Luca Di Luzio, che sembrano l’atlante di un mondo immaginario, ma in realtà altro non sono che le tracce impresse sulla carta di parti del corpo. Un atlante per partire alla scoperta di se stessi. O gli intrecci di corpi e acetato di Gigi Piana, che hanno il potere, come certe scopate e incontri appassionati, di lasciarti perso a chiederti ‘dove mi trovo?’.
Anche l’arte moderna riesce ad essere sensuale (quando troppo spesso è sessuale e basta). A volte è una sensualità urlata, come il mosaico ‘libertino’ di Gilberto Giovagnoli, tutto carta colorata, resti di caramelle, glitter, figure stilizzate e attorcigliate l’una all’altra in un’orgia grande quanto una parete.
A volte è la sensualità delle forme e dei colori, stampati, graffiati, profili appena accennati ma potentissimi, come quelli di ‘Ti passo attraverso’ o ‘Prendere fuoco’ di Elisa Talentino. O i fiori ‘carnali’ di Iolanda Di Bonaventura con la sua ‘Primula’ suggestiva che si apre tra le gambe di una donna senza volto, il piacere (sic!) visivo del cibo e della natura. O la strabordante e maestosa sensualità della matrona di Paolo Balboni che regna ne ‘Il castello di Chiara’.



E che dire della piuma – ah, quella piuma – della Leda ‘Untitled’ di Ralph Gibson? Sono rimasta a guardarla per un lungo, lunghissimo minuto. Lì c’era tutto.

Come nella banana pop e a pois di Michela Picchi.
Perché alla fine, anche in camera da letto, non servono voli pindarici e intricati ragionamenti: sulla tela e sotto le coperte conta l’originalità spontanea e soprattutto, il divertimento.
E voi? Quali opere d’arte scatenano la vostra passione? Quali dipinti o sculture o installazioni sono il connubio della #sensualitArte?
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