Della pillola amara (E io pago)

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Non bastava il Fertility Day. Mai una gioia. Mentre ci indignavamo in piazza e sul web per manifesti piuttosto discutibili  e campagne che ad ogni correzione diventavano sempre più tragicomiche, il Ministero della Salute, stava conducendo la sua ‘battaglia’ per la genitorialità su un fronte più nascosto: il costo dei contraccettivi.

Nel caso non ve ne siate ancora accorte (e parlo al femminile perché purtroppo, ancora una volta, il problema riguarda principalmente le donne), da luglio tutte le pillole anticoncezionali sono diventate a pagamento. Nello specifico, sono passate dalla fascia A a quella C, ovvero da mutuabili a pagamento. Traduzione: non sono più rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale.

Come noto, alcune pillole – specie quelle di seconda e terza generazione – erano già escluse dal rimborso statale. Ora però, tutti i tipi di pillola dovranno essere pagati in toto dalla paziente. E questo purtroppo vale anche per chi prende la pillola non (solo) come contraccettivo, ma anche come terapia per squilibri ormonali, patologie specifiche o anche solo per regolarizzare un ciclo doloroso. Oltretutto molti studi medici dimostrano che una corretta consulenza contraccettiva (soprattutto per quanto riguarda le pillole estroprogestiniche, permetterebbe di salvaguardare utero e ovaie da fibromi e cisti ovariche e persino, come recentemente scoperto, ridurre il rischio di contrarre il cancro all’utero.

Nonostante tutto, mentre la scienza ci regala pillole di ultima generazione, con dosaggi più calibrati e meno effetti collaterali, le istituzioni con una brusca inversione di marcia riportano le donne, soprattutto quelle meno abbienti, in una condizione pericolosa di impossibilità di scelta e controllo sulla propria vita sessuale e riproduttiva.

pillola

Facciamo un po’ di conti

Per dare un’idea ai maschietti in ascolto (perché se avete a cuore la salute della vostra compagna, la cosa dovrebbe riguardare anche voi), stiamo parlando di costi che vanno dagli 8 ai 20 euro per ogni confezione. Una al mese per svariati anni o tutta la vita, a seconda delle necessità… beh, fatevi i vostri conti, ma con una media di 15 euro a scatoletta siamo già sui 180 euro all’anno. Un po’ come per i prodotti mestruali, che nonostante le varie battaglie, sono ancora tassati con l’Iva al 21%.

Se poi ci aggiungiamo la praticamente nulla educazione sessuale nelle scuole, il progressivo e inesorabile depotenziamento dei consultori e l’obiezione di coscienza dilagante negli ospedale e persino nelle farmacie (nota per tutti: la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, ma un contraccettivo di emergenza, quindi la scusa dell’obiezione non vale. Se un medico si rifiuta di prescriverla o un farmacista di venderla, chiamate i carabinieri), mantenere il controllo sulla propria vita sessuale per una donna è una strada sempre più in salita. Quasi quasi è più semplice scalare l’Everest.

Per l’ennesima volta, si ricorda alle donne che la loro sessualità (e il loro benessere) è un lusso. Il prossimo passo quale sarà? La Lorenzin verrà direttamente a bucarci i preservativi?

2 thoughts on “Della pillola amara (E io pago)

  1. La madre dei cretini è sempre incinta e ha generato ulteriori cretine che si stanno impegnando affinché anche chi cretina non è si ritrovi costretta ad essere incinta ugualmente. Ha dell’epico nella sua esaltazione dell’idiozia.

    Sono sempre più convinto d’aver fatto bene a ricorrere al chirurgo per una soluzione definitiva, ormai vent’anni fa. Ai tempi m’è costato un bel po’ di grattacapi, ma una volta fatta la vasectomia è come un diamante: è per sempre. “Colleghi” maschietti, emulatemi — non ve ne pentirete.

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