Alla scoperta dello squirting: cos’è e cosa non è

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Un workshop per squirtare

Se esistesse una cassetta per gli attrezzi da consegnare a ogni vulva-dotata al momento dell’entrata nella pubertà (ma anche prima), oltre a un vibratore, una valutazione del pavimenti pelvico, uno specchietto e un bel libretto di istruzioni su come avere tanti orgasmi, da sole e in compagnia, al suo interno ci sarebbe anche uno dei workshop sullo squirting di Valentine aka Fluida Wolf. Perché non c’è nulla di più esaltante che riscoprire le infinite possibilità dei nostri bistrattato genitali, e più in generale del piacere femminile.

Proprio per questo motivo ho deciso di far uscire questo post a distanza ravvicinata con l’8 marzo: accanto alle lotte per una reale emancipazione dai pregiudizi di genere, alle manifestazioni contro quell’abominio che è il Ddl Pillon e allo sciopero fucsia di Non Una di Meno, credo che la Festa della Donna sia un’ottima occasione per far partire una vera rivoluzione dal basso – più precisamente dalla nostra vulva – per rivendicare una cosa fondamentale che ci è stata e ci è continuamente negata ogni giorno: la vera conoscenza di noi stesse, del nostro corpo, e di tutto ciò che ne deriva, sia sul piano sessuale che della salute.

Non sto esagerando: quello che sembrava un “semplice” workshop sullo squirting si è trasformato in un’occasione di empowerment straordinaria. Non si tratta solo di capire cos’è quel liquido che alcune donne riescono a far zampillare (spoiler: non è pipì) e come fare per squirtare con effetti speciali come la migliore pornostar. Prima ancora infatti, dei consigli tecnici, delle mosse “vieni qui”, delle istruzioni più o meno dettagliate, viene la (ri)scoperta della nostra anatomia.

Che già di per sé è una lotta, considerando che nei libri di Medicina su cui studiano i futuri ginecologi/e spesso mancano le informazioni di base sull’innervatura della clitoride, sul fatto che il Punto G sia ancora l’equivalente sessuale del mostro d Lochness (tutti ne parlano, ma nessuno sa spiegare esattamente cos’è o dov’è), sulla presenza o meno di una prostata femminile.

In questo Fluida Wolf è un’insegnante straordinaria: passionale, di quelle che chiamano le cose con il loro nome (una fica è una fica), che anche davanti a una platea composta al 50% di uomini (bravi ragazzi, mi fate tornare la speranza nell’umanità) non si scompone, anzi, parte con un bel “questo è un workshop femminista, uomo avvisato…”. Di quelle che nella seconda parte dell’incontro, quella dedicata all’auto esplorazione, sa essere dolce e decisa, una specie di Fata Porchina che ti asciuga le lacrime mentre ha due dita nella tua vagina, e ti aiuta a trovare parti di te che mai avresti sognato.

Ripensare a quel pomeriggio passato nella sala illuminata di rosso di un sex club in quel di Verona, mi fa emozionare, anche a distanza di giorni, ed è difficile rendere appieno la summa di quella esperienza. Ma voglio provarci. E per farlo, ho cercato di sintetizzare i 3 insegnamenti più profondi e rivoluzionari che mi sono portata a casa da questa esperienza. Spero possano essere un buon punto di partenza per questa nostra rivoluzione.

Fica Potens, la mia nuova bibbia

I workshop sullo squirting di Valentine Fluida Wolf si basano su una lettura che era già entrata da tempo nella mia reading list Libri da Far Leggere a un Ipotetico/a Figlio/a e a Ogni Vulva-Munita che Conosco. Si tratta di “Fica Potens“, libro scritto da …. Torres e tradotto dalla stessa Fluida Wolf per l’edizione italiana.

Nota a margine: alla fine del workshop mi sono pentita di averlo acquistato in formato eBook, perché avrei tanto voluto tornare a casa con una copia autografata.

Squirting_fica_potens_libro

Un libro che ripercorre la Storia della Vagina, o meglio, dei “conquistatori” della vagina: tutti quei medici e professori che hanno marchiato con il loro nome i nostri genitali, pur continuando a non capire un tubo di come funzionano in realtà. Hanno piantato la loro bandierina e via, verso un nuovo organo da conquistare… ma senza esplorare. Stiamo parlando di Bartolini e le sue ghiandole, del famigerato “Punto G” del dottor Grafenberg, di Skene e delle sue ghiandole (se vi siete già persi, niente paura: potete fare un ripassino sui “punti di riferimento” dei nostri genitali in questo vecchio post).

Insomma, là sotto è piuttosto affollato, ma nonostante ciò non ci sono certezze scientifiche su come realmente funziona il nostro piacere, per non parlare dello squirting. Come dei moderni Cristoforo Colombo, questi signori pieni di buone intenzioni (o almeno, spero) hanno chiamato un intero continente con tanti nomi sbagliati (i loro). Un continente sconosciuto ma fondamentale nella nostra storia, che si chiama prostata femminile.

La prostata femminile, questa sconosciuta

Cercherò di farla breve: punto G, ghiandole di bartolini, squirting… tutto si ricondurrebbe alla presenza di una prostata femminile, che come quella maschile si gonfia, riempie e ingrossa durante l’eccitazione e che se stimolata a dovere (pressione con due dita nella parte anteriore della vagina, dove c’è quella zona più rugosa e prominente, ecco, lì) è in grado di provocare la fuoriuscita di liquido dalla zona uretrale.

Fantascienza? No, visto che un sacco di donne squirtano ogni giorno. Del resto, uomini e donne provengono dalla stessa materia prima: i nostri genitali sono fatti della stessa pasta, lo “stampo” è uno solo (ed è per giunta femminile, cari i miei creazionisti), sono le diverse quantità di ormoni a determinare se quel grumo di cellule diventerà un pene o una clitoride, se avremo testicoli od ovaie. Non è quindi fantascienza pensare che se l’uomo ha una prostata, anche la donna dovrebbe averne una, magari di aspetto e funzione diverse rispetto a quella dei nostri compagni.

Oddio, in realtà la funzione di fatto è la stessa: produrre liquido da eiaculare. Per gli amici, Squirting. Anzi, già che entriamo finalmente in argomento, chiariamo subito una cosa…

Lo squirting non è pipì

Vorrei farci degli striscioni con questa frase. Credo che Fluida Wolf approverebbe. Ci sono fior fior di studi di laboratorio a provarlo e se non vi fidate delle analisi, basta fare una prova empirica con lenzuola nere: lo squirting lascia un alone biancastro, la pipì no.

Ma quindi che cos’è lo squirting? Saperlo. Di fatto è il liquido prodotto dalla prostata femminile, che è situata tra la vagina e l’uretra e comprende le cosiddette ghiandole di Skene o parauretrali. La stimolazione di questo punto (sia dall’interno della vagina, sia dall’esterno, attraverso la zona uretrale) la fa ingrossare e riempire di liquido (da cui deriva quella sensazione di dover fare pipì) che viene espulso, non necessariamente durante l’orgasmo. Già, anche questa è stata una scoperta: lo squirting non è per forza simultaneo all’apice del piacere.

Lo squirting è invece legato a doppio filo con una cosuccia in cui noi donne non eccelliamo: lasciarci andare. Come ha egregiamente spiegato Fluida Wolf, siamo abituate a “trattenerci”: le “brave ragazze” non sono rumorose, non sporcano, non si lasciano andare a urla di piacere, men che meno schizzano sulle lenzuola.

Una donna che eiacula è tutto questo. Senza contare che il fatto di averci fatto credere per decenni che ci stavamo pisciando addosso non ha aiutato…

Insomma, ma quindi che cos’è lo squirting? E’ una possibilità: qualcosa che le nostre vulve sono in grado di fare (aggiungo: uau), soprattutto quando prendiamo coscienza della nostra anatomia e riusciamo a lasciarci andare con fiducia e abbandono. Ma attenzione: non volere o non riuscire a eiaculare non è una nota di demerito, allo stesso modo in cui riuscire a squirtare non ci rende più o meno Donne Perfette. Non trasformiamolo in un altro tossico contest a chi schizza più lontano, per favore.

La sola consapevolezza che il nostro corpo (e il nostro piacere) racchiude questa possibilità è, a mio parere, davvero POTENTE. Il che mi porta all’ultima parte del workshop, quella pratica

Squirting, dalla teoria alla pratica

I workshop sullo squirting di Valentine Fluida Wolf comprendono anche una seconda parte pratica, aperta soltanto a chi è dotata di vulva e vagina. Si tratta di un momento di autoesplorazione guidata, in compagnia di altre donne. Un momento intimo e, come dicevo prima, potente, per la sua carica emotiva e il suo significato a mio avviso epocale. Negli Usa degli anni ’70 una giovane Betty Dodson insegnava alle donne ad avere un orgasmo con workshop di masturbazione collettiva. Noi in Italia ci siamo arrivate solo adesso, ma finalmente ci siamo arrivate.

Non fatevi dei filmini porno in testa: la parte pratica consiste nel mettersi comode e, munite di guanti e tanto lubrificante fornito dalla splendida Fluida Wolf, cominciare a prendere familiarità con le parti anatomiche scoperte nell’ora precedente. Per chi ha bisogno di qualche indicazione in più, Valentine è così gentile da dare una mano (in senso biblico).

Essere seminuda nella stessa stanza con altre donne, alla ricerca di una parte di sé è un’esperienza forte, non lo nego, ma allo stesso tempo molto liberatoria. Non ci sono giudizi, né aspettative, né pressing o ansia da prestazione: l’obiettivo non è squirtare, ma esplorarsi e conoscersi, liberandosi allo stesso tempo di quell’alone di vergogna che l’autoerotismo femminile si porta inesorabilmente dietro, anche quando se ne parla tra donne.

Non c’è vergogna, non c’è stigma in una stanza dalle luci soffuse, con le mutande arrotolate attorno alla caviglia e la gonna sollevata, scoprendo che siamo tutte diverse e nessuna è sbagliata. C’è solo la libertà di provare piacere. E’ questo il mio augurio per tutte voi, a pochi giorni dalla Festa della Donna: che possiate riscoprire questa libertà assoluta, nelle infinite possibilità del piacere, nella condivisione e nella consapevolezza dei nostri corpi.

E nell’entusiasmante esperienza di un workshop sullo squirting, meraviglioso e potente come quello di Valentine aka Fluida Wolf (che dovete subito andare a seguire su Instagram).

 

 

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